Le parole che nutrono....
Le parole che nutrono....
Perché si va in Terapia?
Ancora oggi sono molte le persone che vedono la psicoterapia come una faccenda che riguarda i pazzi.
Molti mi chiedono ancora cosa succede nella famosa stanza dello psicologo. Mi chiedono "cosa si fa" e "qual'è la differenza con il chiacchierare con un amico". Percepisco spesso il timore nel potersi mettere a nudo di fronte una persona.
Mi viene in mente un brano che ho letto tempo fa: "Ciascuno di noi si muove all'interno di un sistema di convinzioni, la maggioranza delle quali, pur non essendo apertamente dichiarate, determinano il nostro modo di vivere le relazioni con l'altro".
Mi vorrei soffermare su questo:
Innanzitutto, "Niente che valga la pena di imparare può essere insegnato. Tutto deve essere scoperto da ognuno di noi". Questo processo di apprendere ad apprendere, di scoprire la propria epistemologia, il proprio modo di affrontare nuove scoperte, nuovi pensieri, nuove idee, nuove opinioni, richiede una lunga lotta per riuscire a scoprire e a sviluppare ciò che siamo.
Ma come si fa? Per comprendere il significato reale, è necessario fare qualche passo indietro e riprendere i concetti di essere e divenire, che troviamo anche nel libro "Considerazioni notturne di un Terapeuta della famiglia" del grande Maestro, Karl Whitaker.
Agire è un modo per impedirsi di essere, cioè se ci si da abbastanza da fare, non si è obbligati a essere qualcuno. Si può cercare sempre con maggiore impegno, di diventare qualcosa di diverso da quello che si è: sempre migliori, sempre più simili a qualcun altro e meno simili a ciò che realmente siamo.
Ma essere è divenire vuol dire che si deve imparare a essere totalmente ciò che si è. Si tratta di un processo un pò pericoloso in quanto la struttura sociale tollera solo certi modi di essere della persona. Se ci si scopre sadici bisogna stare attenti ad esserlo nel momento giusto, nel modo giusto con le persone giuste, se non si vuole stare male.
Una delle ragioni per andare in psicoterapia è che, mettendosi in posizione subordinata rispetto ad un estraneo, si può scoprire quel tipo di libertà che rende possibile essere maggiormente se stessi.
Uno psicoterapeuta è qualcuno che si può odiare senza provare sensi di colpa. E' una di quelle persone con le quali si può essere completamente se stessi e, ciò nonostante venire accettati. Osare rivelarsi a qualcuno rende più facile approfondire la conoscenza di se stessi.
IL primo passo consiste nell'imparare ad ascoltarsi: avere il coraggio di aspettare quando non succede nulla, aspettare che qualcosa accada dentro di noi, non fuori di noi, non grazie a qualcuno diverso da noi. La creatività richiede tempo e solitudine.
Quindi, alcune cose devono esser vissute piuttosto che insegnate.
Imparare ad essere se stessi è, secondo me, una di queste: nessuno può insegnare all'altro, come essere se stessi. Bisogna viversi, sperimentarsi. Solo così si può rintracciare l'essenza del proprio essere.
La funzione della psicoterapia, come diceva Socrate, è maieutica: possiamo cioè aiutare a far nascere qualcosa, ma la vita era presente prima del nostro intervento.
Quindi qual'è il senso della psicoterapia?
Il grande significato dell'esperienza della psicoterapia è che in essa la persona può sperimentare parti di se che, per motivi sociali o personali, ritiene debbano essere censurate nella sua vita quotidiana. Ma solo questa sperimentazione può portare ad una consapevolezza prima e a una accettazione (o rifiuto) dopo. Ciò porta alla crescita di se stessi proprio nel momento in cui aumenta la propria consapevolezza. Solo l'esperienza di ciò che siamo intimamente può portarci ad una evoluzione. Il rischio, altrimenti, è quello di continuare a mostrare solo ciò che riteniamo accettabile o condivisibile.
Whitaker dice che il primo passo è quello di imparare ad ascoltarsi. Ma se siamo abituati a essere sordi nei confronti degli aspetti che non ci piacciono, il pericolo è che queste parti rimangono sempre nell'ombra e non emergono.
La psicoterapia è questo: uno spazio protetto dove la persona può permettersi di sperimentare parti di se considerati inaccettabili. La condivisione senza giudizio porta a rivalutare queste parti di se e a pensare a rimetterle in gioco.
Cosa ne pensate?
F.G.
Cos'è la carenza affettiva???
La carenza affettiva, o privazione affettiva, è il disinteresse, la trascuratezza, temporanea o protratta nel tempo, da parte della madre e del padre durante l’infanzia.
Il bambino ha bisogno di ricevere abbracci, baci, parole affettuose, carezze, sorrisi, giochi.
La mancanza di questi stimoli affettivi provoca un arresto dello sviluppo emotivo.
Le conseguenze delle carenze affettive permangono nel corso della vita e si manifestano in modo diverso in ogni fascia d’età.
Chi soffre della sindrome carenziale affettiva presenta tratti comuni. Molti possono sentire di non essere stati amati da bambini, ma si parla di sindrome quando determinati sintomi sono stabili nel tempo. I segnali che più spesso indicano la presenza della sindrome carenziale affettiva sono:
Profonda convinzione di non essere amati
Ansia
Mancanza di amore verso se stessi
Difficoltà a relazionarsi con gli altri
Paura dell'abbandono
Sfiducia nei confronti degli altri
Eccessiva sensibilità emotiva
Difficoltà ad esprimere i propri sentimenti
La sindrome carenziale affettiva si manifesta con modalità diverse a seconda dell’età. Ogni età presenta tratti caratteristici sebbene le diverse espressioni varino a seconda del livello di maturità e dell’ambiente circostante. Le manifestazioni tipiche di ogni tappa della vita sono:
Nella prima infanzia , i Neonati che piangono molto, sorridono poco e si ammalano spesso. Tendono a soffrire di problemi digestivi e a volte presentano uno scarso sviluppo.
In età prescolare, Si mostrano apprensivi nei rapporti con i coetanei e spesso soffrono di disturbi di linguaggio.
In età scolare, manifestano difficoltà di apprendimento, di concentrazione e disprezzo. Dubita di se stessa, si riferisce a sé con termini negativi e ha la sensazione di arrecare disturbo agli altri.
Nella Preadolescenza e adolescenza, gli adolescenti tendono a essere impulsivi, attivi e preoccupati del proprio aspetto. Si entusiasmano con facilità e possono manifestare sintomi di dipendenza.
In età adulta, insorgono isolamento, confusione negli obiettivi da raggiungere, così come un comune senso di fallimento o di conformismo. Non riescono a stabilire rapporti di coppia sani e si limitano dal punto di vista lavorativo.
Si può trattare ?
La sindrome carenziale affettiva non può mai risolversi del tutto; questo, però, non significa che sia impossibile trovare una via di uscita. Possiamo imparare a convivere con questa carenza e persino a trarne vantaggio. L’ostacolo più grande è iniziare; una volta fatto questo passo, le cose diventano sempre più chiare.